Capita spesso che le persone si facciano un’idea sbagliata delle professioni dedicate alla cura, come la Pet Therapy, e capita altrettanto spesso che dare per scontato che basti una cagnolino carino e puccioso per poter essere in grado di lavorare in questo settore.
In questo articolo scopriremo insieme quanto in realtà questo tipo di professioni siano invece molto complesse, necessitano di un bagaglio di conoscenze e strumenti, di una predisposizione verso l’altro e di una particolare attenzione da parte degli addetti ai lavori verso l’imprevedibilità degli eventi.
Nella “cassetta degli attrezzi” dei professionisti che svolgono gli interventi assistiti con gli IAA ci devono essere molte cose; in primis non deve mancare lo sguardo vigile e pronto dell’educatore, una attitudine, un vero e proprio stile, che permette al professionista di indagare all’interno di ogni contesto o situazione in modo da poter cogliere ogni opportunità o segnale utile ad ottenere l’obiettivo prefissato e non solo. Molti di questi segnali possono arrivare in modo assolutamente imprevedibile e spontaneo ed è proprio la capacità di saper cogliere questi piccoli segnali che fanno la differenza nelle sedute di IAA.
Grazie a questa qualità, l’educatore, può operare una vera e propria “messa a punto” dell’intervento, andando anche a modificare la struttura del progetto che precedentemente si era preparato, per sfruttare un’occasione proficua dal punto di vista pedagogico.
Questo accade perché, nonostante si debba sempre essere in grado di “prevedere il futuro”, o perlomeno provare a farlo, cercando di studiare e di prevedere tutti gli scenari possibili, nei fatti, la realtà che si proporrà a noi avrà sempre fattezze sconosciute, perché non ci possono mai essere situazioni identiche tra di loro o totalmente anticipabili.
Per fare un esempio; lo stesso utente con cui stiamo lavorando da mesi, non è mai stato identico a se stesso di settimana in settimana, l’ambiente in cui operiamo, chiamato setting, avrà magari sempre gli stessi arredi, ma potrebbe cambiare il clima all’esterno, potrebbero esserci rumori o odori nuovi che andrebbero a influenzare il nostro collega a quattro zampe, noi stessi potremmo vivere al di fuori della seduta delle situazioni che ci potrebbero portare ad avere uno stile ed un approccio diverso.
L’attitudine al “lavoro in situazione” si sviluppa grazie a diversi punti fondamentali:
mettendosi in discussione e quindi mai pensando di fossilizzare il nostro lavoro sul progetto preparato, che deve si essere tenuto sempre presente, ma è sempre migliorabile, modificabile, correggibile;
-avendo ben chiaro il fine per il quale stiamo operando, l’ideale regolatore che ci spinge in ogni fase del processo lavorativo, perché la situazione ci porta delle opportunità impreviste che potrebbero aiutarci a ottenere i risultati in maniera molto più rapida e insperata se saremo bravi a coglierle; abituandoci a prendere nota dei risultati delle nostre sedute, il nostro diario operativo sarà uno strumento prezioso per abituarci a mettere in discussione le nostre azioni e i nostri pensieri, diventare noi stessi i critici del nostro lavoro ci aiuterà ad esserlo poi anche nella seduta;
-studiando il lavoro degli altri operatori e dei maestri della professione, più conoscenze abbiamo, più stili e idee diverse sul concetto di educazione assistita con gli animali riusciamo a padroneggiare, più semplice per noi sarà “improvvisare”.
Vorrei terminare questo articolo con un esempio che mi è capitato direttamente, nel quale ho deciso di modificare il piano operativo deciso in fase progettuale:
Riguarda un’intervento al nido.
In quel giorno il programma al nido prevedeva un primo approccio fisico dei bambini verso il cane. La classe era stata divisa in due gruppi per poter gestire meglio la seduta.
Il primo gruppo di bambini, in quel momento era particolarmente poco propenso all’attività, a livello emotivo c’era da parte dei bambini molto nervosismo e nonostante i tentativi fatti da noi e dalle maestre non siamo riusciti a ottenere con tutti i risultati sperati, poiché due nuovi ingressi all’interno della classe avevano portato un po’ di scompiglio, disallineando gli equilibri del gruppo.
Questo ci ha spinto, con saggezza, a decidere di chiudere l’attività con il primo gruppo anticipatamente, introducendo però nel secondo quei bambini che meno avevano patito gli inserimenti.
La scelta compiuta ci ha favoriti.
Dato che la seconda parte di seduta si è svolta in maniera eccellente con un gruppo classe molto equilibrato, vedendo la rilassatezza del mio cane e la buona energia emotiva degli utenti, ho deciso di arricchire l’attività di quel giorno con un contatto più profondo, concedendo ai piccoli di avvicinarsi ulteriormente ad Achille per sentire, appoggiando il loro orecchio al torace del quattro zampe, il suo respiro e il battito del suo cuore.
Spero che questo esempio vi aiuti a comprendere nel profondo che ogni situazione, per quanto si cerchi di prevedere e calcolare il più possibile, porterà sempre difficoltà e opportunità impreviste.
Sta all’operatore preparato valutare nell’immediato come affrontare le difficoltà e gli imprevisti trasformandoli in risorse e saper cogliere le opportunità per aumentare il valore aggiunto.
A.F.