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Buongiorno a tutti,

Ogni giorno porto il mio cane, Achille, uno spinone italiano idoneo agli IAA di un anno, a socializzare al parco con i suoi conspecifici, e ogni giorno vengo invaso da 1000 domande, siete curiosi?

Mettetevi comodi e dedicatemi due minuti….ne scoprirete delle belle!

Le domande che mi vengono fatte sono più o meno le stesse:

  1. È “addestrato” alla pet therapy?
  2. Quali sono le razze più adatte?
  3. Il mio cane sarebbe perfetto! Cosa ne pensi di lui?

Vorrei oggi parlare di quella che mi viene posta più spesso, ovvero la seconda.

Parlare di razze adatte alla pet therapy è limitante per il mondo degli interventi assistiti con gli animali e sottolinea quanta poca conoscenza, riguardo a questo ambito lavorativo, ancora si possa trovare negli ambienti interni e esterni a esso. Siamo abituati a vedere principalmente golden retriever e labrador coinvolti come co-terapeuti, queste razze sono ricche di ottime caratteristiche e peculiarità: tratti neotenici molto marcati e carattere mite e giocoso (a volte pigro) per quanto riguarda il golden; soprattutto emerge la docilità, la sua tranquillità e la sua predisposizione all’apprendimento ma queste caratteristiche non sempre sono garantite nonostante la razza.

Quello che però, secondo il mio modestissimo parere, è negli anni accaduto, è stato l’appiattimento nella definizione dei cani, solamente o soprattutto, in base alla loro razza: quanti di voi leggendo questo articolo e le brevi e superficiali descrizioni fatte riguardo ai cani elencati qui sopra, si trovano in disaccordo pensando al proprio animale da compagnia? All’interno della stessa cucciolata, secondo voi quante differenze si riescono a trovare tra i cuccioli? E ancora, come mai all’interno di una stessa classe di socializzazione vediamo cuccioli della stessa razza, provenienti dallo stesso allevamento, crescere in maniere così differenti?

Il concetto a cui vorrei tutti noi appassionati, lavoratori del settore, amatori o semplici curiosi è il seguente:

Mai giudicare un libro dalla copertina, questo deve valere tanto per i cani quanto per le persone.

Ogni cane, al di là della sua razza, che ovviamente andrà sempre tenuta in considerazione per darci delle indicazioni fondamentali per il suo corretto stile di vita, la sua salute psicofisica, le sue attitudini generali, avrà delle sue peculiarità in quanto singolo individuo. Avremo quindi cani più o meno giocosi, pigri, lavoratori, cognitivamente brillanti, affettuosi, predisposti all’affetto e al contatto con l’uomo, saggi, guide per i loro simili. Questo perché il carattere non è solamente cosa data dalla nascita, ma dipende da molteplici se non innumerevoli fattori e il suo sviluppo, la sua crescita, avviene lungo tutto l’arco della vita.

L’ignoranza rispetto a questa linea guida, tanto semplice e scontata, quanto molto spesso dimenticata, ha portato tante realtà (scuole, servizi, RSA) addirittura a richiedere agli operatori e alle associazioni di pet therapy questa o quella specifica razza, ha portato tanti neofiti ad adottare o acquistare un cane piuttosto che un altro, non per andare alla ricerca al compagno più vicino al suo stile di vita, quanto alle possibilità lavorative (erroneamente) prospettate.

Quindi, in conclusione, la risposta alla domanda “quali sono le razze più adatte alla pet therapy” è: non ci sono razze adatte!!

La pet therapy è composta da innumerevoli ambiti d’intervento, ogni cane porta un bagaglio di caratteristiche proprio, inimitabile da qualsiasi altro conspecifico, grazie alla sua meravigliosa individualità.

Antonio Frascà